
Conoscevo
questo romanzo (edito in Italia da Mondadori) già da qualche anno, ma non l'avevo ancora letto.
Alla fine mi è capitato di guardare prima il film, che devo dire mi
è piaciuto molto.
Per
chi ancora non conoscesse la trama, Hunger Games è un romanzo
“distopico”, ovvero ambientato in una società indesiderabile. La
protagonista Katniss vive nel distretto 12, uno dei più poveri della
nazione di Panem, la quale è governata dalla opulente e crudele
Capitol City. A seguito di una ribellione contro il potere centrale,
persa dai distretti, Capitol City ha stabilito che, ogni anno, un
ragazzo e una ragazza per distretto vengano scelti, tramite
estrazione, per partecipare agli Hunger Games, una sorta di reality
show con in palio la sopravvivenza. Un solo tributo può essere il
vincitore e tutti gli altri devono morire. Katniss si offre
volontaria in sostituzione della sorellina Prim. Per affrontare
l'arena e gli avversari è costretta a tirare fuori tutta la sua
grinta e le sue doti di cacciatrice.

Ma
che cosa è piaciuto così tanto, ai lettori e agli spettatori di
Hunger Games, da trasformare questa storia in un fenomeno di successo
mondiale? Mi sono interrogata a lungo in merito. A mio parere è
stato un mix di diversi elementi. Innanzitutto il piacere, condito
con un pizzico di orrore, di riflettersi in una società che ha
alcuni elementi in comune con la nostra: l'ossessione per i reality
show, prima di tutto, che la Collins nella sua storia ha portato
all'estremo. Poi il carisma di Katniss. Il suo carattere forte si
contrappone alla dolcezza dei suoi sentimenti, sia verso la sorella,
sia nei confronti di Peeta. Katniss è un personaggio realistico,
umano, credibile. Ma la vera carta vincente, secondo me, è l'azione.
L'azione tiene il lettore incollato al libro fino all'ultima pagina.
Un susseguirsi di colpi di scena, raccontati con una scrittura
semplice e moderna.
Hunger
Games è un'avventura tutta da scoprire. E personalmente non vedo
l'ora di leggere i due volumi successivi!